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Covid dimezza l'accesso dei bambini al pronto soccorso

Pediatria Redazione DottNet | 27/11/2020 14:13

Sono 149.000 i contagiati tra 0 e 19 anni, il 12,2% dei casi totali. Otto i deceduti

 La pandemia Covid colpisce in modo minore i bambini e finora, dei poco più di 149.000 contagiati solo una piccola parte ha riportato sintomi gravi e i decessi sono stati 8 a fronte dei circa 52.000 tra gli adulti. Ma l'emergenza pesa sulla salute dei giovanissimi in modo indiretto, con una riduzione del 40% degli accessi al Pronto Soccorso, ritardo di diagnosi per malattie in cui il tempo è prezioso, terapie interrotte per bambini fragili e vaccinazioni rinviate. A questo si aggiungono i rischi psicologici e i deficit formativi legati alla chiusura delle scuole, l'aumento della sedentarietà, dei disturbi del sonno e dell'alimentazione.   A descrivere il quadro sono stati gli esperti della Società Italiana di Pediatria (Sip) durante la presentazione del Congresso straordinario che si terrà online il 27 e 28 novembre.

In base agli ultimi dati dell'Istituto Superiore di Sanità, tra i bambini da zero o un anno positivi al Sars-Cov-2, gli asintomatici sono il 64%, quelli con sintomi lievi il 32% e solo il 3% manifesta sintomi severi. Nella fascia di età tra i 2 e i 19 anni gli asintomatici sono più di 7 su 10, la restante parte ha pochi sintomi e solo lo 0,4% sintomi severi. "I nuovi numeri - spiega il presidente Sip Alberto Villani (nella foto) - confermano che i bambini e adolescenti hanno forme meno gravi e che è rara, anche se non impossibile, la necessità di cure intensive. Questo conferma il fatto che corrono meno rischi diretti a causa della pandemia, ma hanno tutta una serie di rischi collaterali molto importanti, le cui conseguenze, però, non si manifestano oggi".  La paura di frequentare ospedali per il rischio di contagio e l'impatto del virus sul sistema sanitario, infatti, hanno colpito la prevenzione in età pediatrica. In primis con una riduzione del numero delle vaccinazioni, ma non solo.

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Circa il 40% dei bambini 'fragili' ha interrotto i controlli, spesso decisivi per evitare complicanze della patologia, mentre, durante la pandemia il calo medio dell'utenza pediatrica nei Pronto Soccorso è stato del 40%, con punte dell'80% in alcuni territori, e una famiglia su 3 di fronte a un evento critico acuto, come una crisi epilettica, ha deciso di non accedere al servizio di Emergenza. Tutto ciò ha portato a un ritardo di diagnosi anche per patologie in cui la tempestività è decisiva per evitare complicanze potenzialmente fatali, come il diabete di tipo 1.  I danni della pandemia sui più piccoli però vanno anche oltre. "Epidemia da Sars-Cov-2 e epidemia di obesità sono strettamente connesse: la noia, la sedentarietà spingono a un maggior consumo di alimenti calorici favorendo il sovrappeso, che a sua volta è un fattore di rischio per il Covid-19", sottolinea Annamaria Staiano, vicepresidente della Società Italiana di Pediatri (Sip).

E a pesare sulla salute è anche l'aumento della povertà connesso alla perdita del lavoro di milioni di persone, negli ultimi mesi. Rischi psicologici e deficit formativi, infine, oltre che un aumento delle disuguaglianze, sono legati alla chiusura delle scuole.   Preoccupano le crescenti evidenze sui danni provocati dall'isolamento come ansia, disturbi del sonno, disordini alimentari. "E' urgente l'apertura delle scuole in presenza - spiega Rino Agostiniani, vicepresidente Sip - per evitare che alla crisi sanitaria ed economica se ne aggiunga una educativa e sociale".

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